PRINCIPI FONDAMENTALI: Articolo 3

Art.3

Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

In questo articolo, in cui si riportano principi propri della Rivoluzione francese (Liberté, égalité et fraternité) e quelli della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. si sottolineano due concetti:
  1. l’uguaglianza formale, ovvero di fronte alla legge, nel senso che tutti godono dei medesimi diritti ma sono sottoposti anche ai medesimi doveri.
  2. l’uguaglianza sostanziale, ovvero quella effettiva, che concede uguali diritti a prescindere dal sesso, razza (bianca, nera, mulatta, gialla e color arcobaleno incluso), religione (islamici inclusi), opinioni politiche e condizioni personali e sociali. Lo Stato è in questo senso impegnato a realizzare la pari dignità sociale dei cittadini (concetto di Stato sociale vedi Russeau << il contratto sociale>>), assicurando a tutti pari diritti e libertà, rimuovendo eventuali barriere di ordine naturale, sociale ed economico che non consentirebbero a ciascuno di noi di realizzare pienamente la propria personalità.

Questo non significa che lo Stato, attraverso questo principio di egalitarismo, debba far tendere i cittadini ad uno schiacciamento delle loro personalità, per conseguire tutti il medesimo risultato, ma deve invece assicurare che tutti abbaino la possibilità di partire da un medesimo punto di avvio, senza distinzione alcuna. 


In Italia, le azioni positive derivanti da questo articolo sono state utilizzate soprattutto per le discriminazioni di genere, contro le donne.
Molteplici lavori, tuttavia, devono ancora essere fatti in tal senso: i dati statistici mostrano come, a parità di responsabilità e carico di lavoro, lo stipendio medio di una donna sia inferiore a quello di un uomo, e come spesso esistano pregiudizi in fase di selezione del personale per scopi di assunzione, per motivi legati ad una possibile gravidanza.
Per non parlare gli episodi di abuso e violenza femminile entro le mura domestiche e non perpetuati da mariti possessivi e violenti, abusi spesso compiuti da italiani, bianchi e di fede cattolica (forse questo dovrebbe essere ricordato quando puntiamo il dito contro l'islamico di turno, forse dovremmo ricordare prima di lanciare la prima pietra!) 

Non meno importanti sono le azioni che bisognerà intraprendere al fine di garantire la cittadinanza ai tanti giovani nati in Italia o venuti in Italia piccolissimi, ma figli di genitori stranieri: i figli di genitori stranieri possono chiedere la cittadinanza italiana solo al raggiungimento della maggiore età, a condizione che abbiano risieduto in Italia senza interruzioni dalla nascita e, per fare questo, hanno un solo anno di tempo. Trascorso tale termine infatti perdono definitivamente questa possibilità. Nel frattempo godono di meno diritti dei loro coetanei, anche nella vita di tutti i giorni: è il caso di due giovani emiliano-romagnoli, estromessi da competizioni sportive ufficiali perché non in possesso della cittadinanza italiana.

L’uguaglianza è un diritto irrevocabile e come tale va tutelato.

                                                                                                                                                L'Ape Maia



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