Il commercio delle vite leggere
Natale, si sà, è periodo di mercatini e feste di paese, così anche io ho fatto un giro in alcune di esse. Tra le varie bancarelle di prodotti più o meno tipici portati da commercianti di ogni dove, immancabile (come sempre, purtroppo!) ecco la bancarella degli animali.
Che tristezza! Gente che taglia le ali a un pappagallino per vendere le foto ai bambini, la fiera degli orrori!
Gente che vive della sofferenza di questi poveri animali, trattati come una merce in tutte le fasi della loro vita costretti a patire caldo e freddo in quella bancarella prima di essere venduti (nella migliore delle ipotesi!) e rimanere soli, chiusi in un vaso o in una gabbietta ogni santo giorno che nasce su questa terra, per il resto della propria vita.
Ma ancora peggio, gente che li acquista, magari come regalo e magari per un bambino che ci giocherà come se fosse un pupazzo e quando muore, avanti il prossimo per sostituirlo (tanto sono tutti uguali...)!
Nella mia città, come in molte altre sicuramente, c'è addirittura un regolamento comunale per il benessere animale che prevede che gli animali non possano rimanere esposti in quelle condizioni per più di quattro ore. Voi credete che qualcuno controlli? Sono le istituzioni le prime a prendere sottogamba il problema. Del resto J. Russeaux diceva che la base di uno stato è la società in cui prende forma, la base della società è la comunità cittadina, la base della comunità la famiglia...... famiglie insensibili fanno nascere cittadini insensibili e a loro volta istituzioni insensibili e così via fino all'apatia omicida.
Cosa si può fare? Segnalare, segnalare, segnalare, fino a quando le istituzioni prenderanno provvedimenti.
Birba la Panti
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