Mani Pulite: Luca Magni


Mani Pulite nasce quando un noto imprenditore monzese, tale Luca Magni, amministratore delegato della ILPI (Impresa Lombarda Pulizie Industriali), una ditta che si occupava di speciali trattamenti ospedalieri per il Trivulzio (la casa di cura gestita dall'allora ex socialista Mario Chiesa), telefona alla caserma milanese dell'arma dei Carabinieri in Via Moscova e chiede un appuntamento con il capitano Zuliani, fissato per le 10 del mattino del giorno seguente (14-02-1992). 

Recato alla caserma Magni racconta di come venivano aggiudicati gli appalti del Trivulzio, ovvero l'appalto lo prendevi a patto di pagare una tangente pari al 10% del valore totale dell'appalto a chi gestiva la gara (in questo caso Mario Chiesa appunto). Il problema era che quel 10% richiesto era diventato insostenibile per l'imprenditore, in parte perché i soldi Chiesa li voleva subito mentre i pagamenti venivano molti mesi dopo (classico per chi lavora con il pubblico) e in parte perché in quel settore (le pulizie Industriali) non si poteva certo gonfiare i prezzi recuperando la mazzetta pagata. Così alla fine soffocato da quella situazione sempre più difficile decide di sfogarsi con il capitano dei carabinieri autodenunciandosi prima di essere presentato dallo stesso Zuliani al magistrato con cui lavora: Antonio Di Pietro. 

Ma per incastrare Chiesa ci vogliono delle prove, così Di Pietro e Zuliani decidono di preparare il blitz per lunedì (17-02-1992) giorno in cui Magni avrebbe dovuto incontrare Chiesa e consegnargli la busta contenente i soldi. Così Luca Magni alle ore 13 del 17 febbraio, prima di recarsi al Pio Albergo Trivulzio, si reca al commissariato con la sua valigetta contenente 7 milioni di lire. In caserma le banconote vengono siglate e fotocopiate, una ogni dieci banconote viene firmata da un lato dal capitano dei Carabinieri Roberto Zuliani dall'altro dal sostituto procuratore Antonio Di Pietro. Si provano la penna trasmittente e la valigetta telecamera, poi un corteo di quattro auto (la Mitsubishi di Magni e tre mezzi dei Carabinieri) partono per il Pio Albergo Trivulzio. 

Arrivato al Trivulzio (dopo un attesa di circa mezz'ora) Magni viene ricevuto da Chiesa. In realtà la tangente che avrebbe dovuto pagare il nostro imprenditore doveva essere di 14 milioni di lire (il 10% dell'appalto da 140 milioni di lire che si era aggiudicato), ma Magni non gli aveva. Disse che per il momento poteva consegnarli solo i primi 7 milioni e poi gli avrebbe portato gli altri. 

Ora per un secondo immaginatevi che danno erariale, che buco, che facevano al fisco allo stato italiano, ipotizzando una tassazione del 50% (del resto non troppo esagerata rispetto al reale su certe cifre) su una mazzetta da 14 milioni di lire, sparivano dai radar del fisco 7 milioni di lire, vuol dire che a fine anno lo stato si trovava con 7 milioni di lire in meno per pagare welfare e stipendi vari, ed avrebbe dovuto poi stampare altri 7 milioni di lire in più a coprire quel vuoto, con conseguente inflazione galoppante. 

Comunque tornando a noi Chiesa prende i soldi, Magni esce dall'ufficio del presidente del Trivulzio e telefona a casa per tranquillizzare madre e sorella che sapevano dell'operazione ed erano ovviamente in ansia. Una squadretta di investigatori fa irruzione in ufficio, blocca il presidente che sentitosi in trappola chiede subito di andare in bagno, dove cerca di liberarsi di un altra tangente da 37 milioni di lire, incassata poco prima, gettandole nella tazza del gabinetto. Poi viene arrestato e portato nel carcere di San Vittore.....è l'inizio di TANGENTOPOLI.

Pracella Giuseppe






Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Epifanio Li Calzi

Crudelia Salmon

Mario Chiesa