Il sistema Milano


Il 5 maggio 1992 vengono arrestati il costruttore Mario Lodigiani, vicepresidente del colosso che porta il suo cognome, e Roberto Schellino, ex direttore tecnico della Cogefar Impresit (gruppo Fiat, la numero uno tra le aziende edili). 

Ma gli arresti che faranno più scalpore saranno quelli del 6 maggio 1992 quando finiscono in manette i cassieri occulti dei partiti: il socialista Sergio Radaelli (PSI), il democristiano Maurizio Prada (DC) e il pidiessino Massimo Ferlini (PdS). 
Radaelli, Prada e Carnevale erano i cassieri di riferimento del "sistema Milano". Ma cosa era questo sistema? 
Il sistema Milano è un sistema complesso che operava (anzi attingeva mazzette) nei diversi ambiti della pubblica amministrazione che costituivano a loro volta dei sottosistemi (delle articolazioni del sistema stesso). Ciascuno con le sue regole specifiche, i suoi cassieri, i suoi imprenditori di riferimento. Il più importante è quello dei trasporti, che ruota attorno ai grandi appalti della metropolitana. 
A metterlo a punto è stato negli anni '70 la nostra vecchia conoscenza Antonio Natali, storico presidente della Metropolitana Milanese e infine senatore del Psi, legatissimo a Craxi (come abbiamo visto). 
Il "Lodo Natali" (così verrà ribattezzato in seguito) è la regola, non scritta (verba volant scripta manent!) , con cui ogni appalto della Metropolitana Milanese veniva assegnato. In pratica partiva dal presupposto che ogni opera sul pubblico doveva necessariamente generare un cospicuo per i partiti. Più precisamente si parlava del 3-4% sulle costruzioni, fino ad arrivare a mazzette del 13,5% sull'impiantistica. 
Miliardi di lire che poi venivano spartiti in questo modo: 37,5% al Psi (partito socialista italiano), 18,75% al Pci-Pds (partito democratico di sinistra) , altrettanto alla Dc (democrazia cristiana) , il 17% al Psdi (partito social democratico italiano) e l'8% al Pri (partito repubblicano italiano), insomma il pentapartito!

Un rappresentante dell'azienda capofila per ogni appalto raccoglieva le somme "dovute" da ciascuna società della cordata vincitrice. Poi regolava le pendenze con i diversi partiti oppure consegnava la tangente al "cassiere unico" delle forze politiche che poi le smistava secondo le percentuali con gli altri colleghi. 

Le tangenti per la Metropolitana Milanese venivano pagate per i vari lotti della terza linea metropolitana, per il passante ferroviario, per tutte le forniture di materiale rotabile, per l'impiantistica e per la costruzione dei parcheggi adiacenti alle stazioni. 

Uno tra i tanti l'appalto truccato per il parcheggio della Mm di Cascina Gobba, aggiudicato dall'imprenditore Mazzalveri che consegno a Radaelli (presente anche Prada) tre valigette in tre appuntamenti consecutivi ciascuna contente cifre tra i 600 e 900 milioni di lire in contanti, tutte in banconote da 50 e 100.000 lire. 

Complessivamente il sistema dei trasporti ha versato al sistema partiti negli anni che vanno dal 1980 al 1991 somme superiori ai 30 miliardi di lire in tangenti. 

Per raccogliere queste "dazioni" i cassieri aprivano conti bancari all'estero, preferibilmente in Svizzera, poi dal 1988 passarono a una fondazione anonima a cui era intestato il conto Locris. In questo modo le aziende potevano fare i versamenti da conto estero a conto estero senza scomodi viavai di valigette. 

Ma chi erano Radaelli, Prada e Ferlini? Come erano diventati gli "uomini della metro"? Lo vedremo nella prossima puntata.....

Pracella Giuseppe




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